QUALE RIVOLUZIONE?

di Lorenzo Parolin[L8/692]

 

Si sente forse l’esigenza di una rivoluzione straordinaria che abbatta dalle fondamenta questo Sistema corrotto, logoro, instabile ed ingiusto?
C’è da ricordare che l’umanità ha già vissuto numerose volte l’esperienza di cambiamenti epocali e crolli di civiltà che hanno comportato insurrezioni, guerre civili e spargimenti di sangue, ma le nuove strutture sociali che ne sono seguite sono risultate essere sempre fallimentari. È possibile capirne il perché?
Certo! Primo, perché le rivoluzioni sociali sfociano sempre nella violenza, in quanto è la reazione più primitiva; secondo, perché i mattoni che si usano nelle ricostruzioni rimangono sempre gli stessi: cambia solo la loro disposizione, ma non cambiando il contenuto, l’esito finale non può essere di qualità superiore. Si passa, per esempio, da una tirannia ad una dittatura della burocrazia.
I mattoncini della Lego permettono di sbizzarrirsi quanto si vuole con le forme, ma sempre giocattoli restano. È tempo che l’umanità smetta di giocherellare.

Confusi, limitati e settari (di parte) come siamo, e con ideali così meschini e ristretti, siamo inadatti a generare costruzioni maestose. Non bastano dunque rivoluzioni esteriori che cambino le forme, serve prima una rivoluzione interiore che trasformi i mattoncini da gioco in veri mattoni da costruzione, poi, qualunque forma socio-politica si scelga, darà esiti dignitosi, perché sarà composta da unità virtuose.
<<Ma io sono a posto – dirà più di qualcuno – sono gli altri ad essere malati o fuori di testa!>>
Non è vero, l’anomalia coinvolge tutti, anche i più svegli, e la questione è così sottile che, su un milione di persone, nemmeno una è in grado di metterla a fuoco.
<<E saresti tu quell’uno capace di mettere il sale sulla coda all’anomalia?>>
Lo so di apparire presuntuoso; ma è forse una colpa l’aver indagato intorno a questo arcano, e di avere qualcosa da dire?
Incomincerò col fare qualche passo indietro, come a prendere la rincorsa, poi proverò a saltare l’ostacolo.

Chi siamo? Siamo degli esseri di dimensioni fisiche minuscole e con capacità di comprensione limitatissime, calati dentro una realtà smisuratamente grande e complessa, realtà che non possiamo dominare dall’esterno, perché siamo come microbi dell’intestino che non possono vedere il padrone che li ospita. Inoltre, lungi dal riconoscere i nostri limiti e le tare ereditate con la caduta originale, ci consideriamo dei draghetti tuttofare . Siamo invece formiche cieche, superbe, arroganti e presuntuose. Siamo la debolezza e la cecità in persona e non vogliamo avere bisogno di aiuto da chi ce lo potrebbe dare.

Che cos’è la realtà? È come un enorme fiume che scorre, ora placido ora turbolento, e che trascina con sé noi e tutto ciò che ci circonda. La vita è un fenomeno misterioso dentro il quale siamo attori marginali; occorre prendere atto dei nostri limiti, ed evitare di metterci di traverso volendo fare i protagonisti: soffriremmo di più e verremmo travolti ugualmente.
La realtà è un misto di amore, di bene, di gioia e di vita, ma anche di dolore, di fatica, di morte e di male. Può piacerci o non piacerci, ma così è: è un dato di fatto. Si può tentare di addomesticare la realtà a nostro piacimento, ma è più facile che sia essa a domare noi.

 

Cos’è la Verità? È la realtà vista da un occhio iper-potente capace di con-prenderla, cioè di conoscerla sia per intero (abbracciarla) che in dettaglio (penetrarla). Noi ci dobbiamo accontentare di darle qualche occhiata di scorcio, perché ci vediamo poco e male. È come se avessimo a disposizione una candela fumigante quando per vedere bene servisse la luce del sole e una posizione panoramica.
La Verità non è qualcosa di lontano. È lì dove siamo noi, serve però lo strumento giusto per guardarla.

Che cos’è il pensiero? È un’importante facoltà umana, ma è solo una frazione delle nostre potenzialità. L’uomo moderno ha imparato ad usare la razionalità con profitto nel campo tecnico-scientifico-filosofico e si è di essa inebriato. Naturalmente il Maligno gradisce che l’uomo pensante abbia fede nella ragione e che ne faccia l’unico strumento di decisione.
Con questa piccola mente l’uomo vorrebbe catturare la Verità, ma non è possibile che la parte capisca il tutto: c’è un errore di prospettiva! La risposta dell’intelletto non può che essere parziale, perciò carente.
Come avrai capito, l’era dei lumi , con l’esaltazione della ragione quale modellatrice di questo Sistema, è fallimentare. Il pensiero può essere usato per risolvere problemi tecnici, ma non per risolvere i problemi della vita. Per fortuna, l’uomo è molto di più che una semplice unità pensante.

Distorsione e divisione. Perché si arriva ai ferri corti tra coniugi, tra fratelli, tra soci, tra amici, tra nazioni?
Perché, se chiediamo a dieci persone di guardare la stessa cosa, e di descriverla, otteniamo dieci immagini diverse, e nessuna completamente aderente alla realtà. La pigrizia, la scarsa attenzione, la stanchezza, lo stress, la paura del dolore, l’attrazione per il piacere, la formazione ricevuta, le tradizioni, i condizionamenti culturali, la vanità (i vizi), l’intasamento mentale, il credo religioso, il colore politico, le simpatie, le antipatie ecc. funzionano come filtri deformanti, come lenti colorate (per esempio di verde), che ci portano a mangiare paglia credendola erba fresca. Quando lo strumento di osservazione sia carente o compromesso, l’esito finale non sarà la Verità, ma una costruzione fittizia. Se guardassimo tutti bene, vedremmo tutti la stessa cosa.
Accade invece che ognuno gonfi o sgonfi quello che vede/sente semplificando troppo o aggiungendo ciò che non c’è.
A questo punto, vedendo ciascuno quello che più gli piace o quello che più gli fa comodo, le opinioni divergeranno, spunteranno divisioni a causa dei disaccordi, ci saranno forze che tenteranno di modificare il pensiero dell’altro, e si arriverà al conflitto .

Creazione di immagini. Quando vi arrabbiate con vostra moglie e la insultate, l’insulto crea in lei un’immagine negativa di voi, che diventa sempre più forte e costituisce un fattore di divisione. Se la lodate, invece, l’immagine sarà positiva. Spesso le relazioni tra persone si riducono a rapporti tra immagini.

Che cos’è l’Io?  Quando una persona guarda sé stessa, l’osservatore e l’osservato (l’Io e il Sé) sono la stessa cosa. Ma se la mente non è perfettamente quieta e limpida, l’osservatore crea di sé stesso delle immagini deformate che lo portano ad agire contro i suoi veri interessi e a farsi male con le sue mani. Il risultato è l’Io: una struttura innaturale, malata, tronfia, arrogante, in costante conflitto con la realtà. L’egoismo è la malattia dell’ego (dell’Io).

Come cambiare un Sistema? Perché cambi una somma (il Sistema), devono cambiare in meglio gli addendi (i singoli) e questi devono lasciarsi mettere in colonna per essere sommati (formare squadra). Solo allora la forza risultante potrà produrre i cambiamenti desiderati.

Che cos’è la meditazione? La meditazione non è qualcosa da fare venti minuti al giorno, ma è lo stato permanente di una mente libera da condizionamenti.
Meditazione non è concentrazione, perché questa implica uno sforzo. Si tratta invece di attenzione perfetta: essere pienamente consapevoli delle azioni, dei pensieri e dei movimenti.
Si riesce così a fare esperienza di Verità, benché ci si debba accontentare di comprenderne una favilla per volta: il “fuoco” è inaccessibile.
Per avere attenzione piena, alla radice del nostro essere ci deve essere completo silenzio . Non è il silenzio di quando finisce il rumore, ma quello di una mente che ha compreso l’intero problema dell’esistenza. Inoltre, se voglio vedere con grande chiarezza, devo possedere una mente chiara e limpida.
Vivendo in stato di meditazione si diventa degli illuminati.

L’illuminazione. Quando vedete un tramonto e andate in estasi (ek-stasis: fuori di sé-stare) in quel momento l’osservatore e la cosa osservata sono un tutt’uno. L’Io smette di guardare da fuori ed entra nel quadro: si immedesima: diventa partecipe della Verità: ha un’illuminazione.

La volontà. La persona che vede molto chiaramente non ha bisogno di far intervenire la propria volontà per scegliere, perché il meglio per sé e per tutti è evidente, e non restano alternative tra cui scegliere. La Verità è una sola, e la scelta è per così dire obbligata.
Scoperta la Verità, le singole volontà si conformano alla Volontà.
Si può vedere che cos’è la Bellezza solo nella totale assenza della volontà dell’Io. Dove c’è scelta, c’è confusione (dualità). Solo una persona confusa sceglie. La propria volontà è desiderio di affermazione e di dominio, è ambizione, è desiderio di potere e di prestigio. Ma dove si afferma l’Io si emargina Dio: ci si autolimita.

L’invidia. È quando non accetto la realtà.
Se capisco che l’altro è diverso da me e che non ha senso confrontare cose non confrontabili, il conflitto termina.
La causa del mio malessere (dell’invidia) non è l’altro, ma io che non accetto i miei limiti e che vorrei essere ciò che non sono. L’altro mi fa ombra solo se mi metto a confronto. Ovviamente tendo ad ostacolare, infangare e rovinare l’oggetto della mia invidia.
Il male, dunque, sta in me. E finché non accetto che il limite, la cattiveria e la rabbia siano parte di me, il disagio perdura.

Accettare la realtà. Di fronte agli eventi sappiamo fare solo due cose: resistere (lottare contro, essere ostili) o fuggire [cercare conforto nei guru, nelle droghe, nel bere, nel fare sesso, oppure rifugiarsi nel passato (vivere di ricordi) o proiettarsi nel futuro (vivere di sogni)]. Così, però, la propria posizione non migliora.
C’è forse una terza opzione?
Sì, si può guardare in faccia la realtà e accettare il dato di fatto che il Male, la morte, il dolore e la fatica esistono e non possono essere annullati. Tuttavia, se non è possibile porre fine alla sofferenza, si può vincere l’angoscia a cui essa dà luogo. Basta imparare a restare soli con il proprio dolore senza resistergli e senza fuggirlo: guardarlo e basta. In chi ci riesce si sprigiona una energia sorprendente.

La morte.  Finché c’è il seme non ci può essere la spiga. La morte, dunque, è la transizione da qualcosa di conosciuto a qualcosa di nuovo. Se il seme è buono, la sua morte genera vita, se non lo è, muore e basta. Cristo doveva morire perché spuntasse il risorto.
Se si muore minuto per minuto, ci si reincarna in continuazione, si rinasce in perpetuo.

La confusione.  Menti frastornate da stimoli eccessivi vanno in panico. Quando siamo confusi e non riusciamo a guardare la nostra confusione, vogliamo fare qualcosa. Così diventiamo sempre più confusi.

La purificazione. Se l’acqua non è perfettamente immobile e chiara non si può vedere attraverso di essa senza deformazioni e fantasmi. Affinché la Verità si lasci conoscere devo avere una mente limpida e non distorta, e devo svuotarla completamente. Bisogna capire sé stessi e non fuggirsi: guardarsi senza pietà, senza infingimenti, senza dirci bugie.

Cuore-amore. Esiste uno stato meraviglioso in cui si percepisce cos’è la Verità? Sì, quando si riesce a partecipare alla vita con tutto sé stessi: corpo fisico, emotività, mente e cuore. In quei momenti si fa esperienza di fusione con ciò che ci circonda; la propria individualità svanisce e ci si sente una cosa sola con ciò che consideravamo “altro”. L’elemento magico che rende possibile tutto questo è il cuore! Un esempio lo si ha quando si fa sesso mettendoci sentimento: si perde il controllo di sé, si esce da sé stessi, ci si sente dentro l’altro, fusi con l’altro, una cosa sola con l’altro: si vive un momento di estasi con annessa gioia intensissima. Poiché nella vita molti non hanno altro, cercano di ripetere meccanicamente l’esperienza, ma il lampo di gioia è dovuto al sentimento, non al movimento.
Senza amore, senza la comprensione della bellezza del far morire in continuazione il proprio Io, possiamo fare quello che vogliamo, ma non ci avvicineremo mai a ciò che è senza nome. L’amore è il contrario del conflitto e della divisione. Ci si scontra credendo virtuoso il farlo, ma la virtù sta nella collaborazione, non nella lotta. Anzi, chi ama si prende cura della cosa amata.

Guardare insieme l’intero. Poiché ognuno vede qualcosa che l’altro non vede, conviene esaminare la cosa complessa insieme, con l’intento di vederla così com’è. Tutti ne avranno vantaggio.
Non serve a nulla forzare o frenare attaccandosi morbosamente al proprio punto di vista: si perde tempo ed energia. Conviene lasciarsi coinvolgere e modificare dagli altri. Insieme è meglio.
Abbiamo la tendenza a separare e a dividere per analizzare, ma non bisogna mai perdere di vista che i nostri oggetti formano un intero.

L’ordine. Come non è possibile pulirsi con lo sterco , così la pace non può essere raggiunta con azioni di guerra, e l’ordine non può essere ottenuto per mezzo di azioni disordinate. L’ordine nasce invece dalla comprensione del disordine. Capire il disordine è già ordine.
Quando si capisce una cosa se ne è liberi, e si può capirla solo quando la si osserva con il cuore . Ecco usata di nuovo la parola magica. A comprendere la propria vanità si diventa umili senza sforzi. Meditando sul dolore, il dolore finisce.
Perché non si riesce a smettere di fumare? Perché non si coinvolge il cuore!

Energia. La pienezza dell’energia sta nel suo fluire, non nell’accumularsi, come molti credono. Essa è come un lubro-refrigerante: se fluisce, ci rinfresca; se ristagna, la temperatura (febbre) sale e subentra il delirio.
L’energia fluisce solo quando ci si perde completamente, quando il proprio Io è totalmente assente , quando l’egoismo muore. Allora si spegne il proprio Io e ci si scioglie nel Grande Essere!

Quale rivoluzione? In sintesi, il grande malato da curare è il pensiero! Esso cerca di trovare una via d’uscita dalla confusione, ma la confusione è stata creata dall’arroganza del pensiero, dalla sua presunzione di bastare a sé stesso. Per uscire dall’impasse, bisogna salire di livello, cioè adottare il cuore come strumento di indagine al posto del cervello. Il cuore, o l’amore che dir si voglia, è la bacchetta magica che può rivoluzionare l’esistenza.
Abbiamo una vista limitata perché guardiamo con strumenti limitati. Con il cuore , invece, ciò che si vede è nientemeno che la Verità, sia pure per briciole. Se poi ci si fida delle parole del Maestro, e si fa sempre la sua Volontà, le briciole si accumulano e la Verità appare in tutto il suo splendore.
Attenzione! Il messaggio cristiano non è di immediata comprensione, e va cercato con determinazione, perché non si rivolge alla ragione dell’uomo, bensì ad un livello più profondo, quello del cuore , per questo gli intellettuali non lo possono apprezzare: essi hanno fede nell’uomo (in sé stessi) anziché in Dio. Spesso apprezziamo gli uomini rigorosamente razionali e riteniamo infantili quelli che si esprimono col cuore. converrà abituarsi a fare più attenzione a questi ultimi.
Altra cosa importante da sapere è che per assaggiare Dio bisogna uscire dal tempo.
Ma attualmente non è possibile! – mi direte.
Non è vero, un modo di toccare con continuità l’Eterno c’è, perché l’eternità ha un punto di contatto col tempo proprio nell’attimo fuggente del presente in cui il nastro della vita poggia sul rullo dell’eternità su cui scorre. Basta dunque imparare a vivere il presente stando al passo con il presente! Mi spiego: il tempo cronologico scorre inflessibilmente e trasforma il futuro in passato passandolo per il presente.
Ma l’uomo conosce anche un tempo psicologico, può cioè rifugiarsi nostalgicamente camminando in ritardo sul presente o proiettarsi nel futuro (fantasticare) ponendosi qualche passo in anticipo. Così sfasato , può dunque veder passare il presente senza viverlo intensamente. Se invece lo vivesse con sentimento, il tempo psicologico si annullerebbe e si godrebbe istante dopo istante lo zampillo di felicità che la ruota dell’eternità spruzza su chi vi sta esattamente sopra . Carpe diem, dicevano i latini!
L’uomo moderno, attuando la sua volontà a dispetto della Volontà, si perde scioccamente il meglio della Vita. Il massimo lo si ha quando si vive in stato di meditazione, allora si è degli illuminati.
Se il mondo brucia, non posso restare senza fare niente: un secchio lo posso portare anch’io.

[rif. www.lorenzoparolin.it L8/692]